Falsari e copisti nella storia dell'Arte
Gli spacciatori della bellezza
Arte frode e contraffazione vanno di pari passo con la storia dell'umanità.
Da quando è iniziata la commercializzazione delle creazioni estetiche, è stato il mercato stesso a richiedere un numero sempre maggiore di opere. Così, di pari passo, è aumentata la creazione di falsi e copie, alimentata da mercanti senza scrupoli e artisti della contraffazione, che hanno saputo ingannare anche gli esperti più qualificati o presunti tali.
Così, nel corso dei secoli, si è accumulata in tutto il mondo presso privati, collezioni e musei,
una quantità inimmaginabile di preziosi tesori artistici di valore commerciale e storico-artistico.
Tuttavia si ritiene che più della metà di queste opere non sia autentica.
Qui vi presentiamo, organizzata cronologicamente, una breve storia
della falsificazione artistica, con tutti i suoi principali protagonisti.
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Reinhold Vasters: tedesco (1827-1909) Era un maestro orafo e restauratore, che lavorò ad Aquisgrana dal 1853 al 1890. È opinione diffusa che fosse il creatore di molti falsi, presentati come inestimabili gioielli rinascimentali. Nel 1979, più di 1.000 disegni dal laboratorio di Vasters furono scoperti negli archivi del Victoria & Albert Museum di Londra. L'esame degli esperti ha mostrato che si trattava di pezzi falsi che erano stati venduti alle collezioni come gioielli rinascimentali. Tra i falsi che gli vengono attribuiti: la Coppa Rospigliosi, a volte indicata come la Coppa del Cellini (visualizza l'ingrandimento), attribuita a Jacopo Billivert; la tazza d'oro St. Hubert e il ciondolo col drago di smeraldo, venduti da Rothchilds, come opere spagnole della fine del XVI secolo . |
![]() Autoritratto di Schuffenecker ![]() |
Claude Émile Schuffenecker: francese (1851-1934) Implicato con Wacker nello scandalo dei falsi van Gogh. Una teoria indipendente proposta da Ben Landais, un francese che viveva in Olanda, e dal suo collega Antonio de Robertis, che ha suscitato una grande la polemica nel mondo dell'arte, suggerisce che i "Girasoli", dipinti da Vincent van Gogh ad Arles nel 1889, siano un falso realizzato da Schuffenecker. Un opuscolo pubblicato da Landais, infatti, afferma che il dipinto non è affatto di Van Gogh, ma è in realtà un falso, creazione di Emile Schuffenecker, che fu suo proprietario, che lo esibì presso Bernheim nel giugno del 1901. I "Girasoli" poi erano passati a suo fratello minore, il rivenditore Amédée Schuffenecker, che li vendette alla Galerie Druet di Parigi. Nel 1910 vennero acquistati da Paul von Mendelssohn-Bartholdy, un collezionista di Berlino. Negli anni trenta il dipinto passò alla Galerie Paul Rosenberg a Parigi. Edith Beatty comprò i "Girasoli" nel 1934. Successivamente lo passò a suo figlio e sua moglie. Il 30 marzo 1987 Helen Beatty cedette il dipinto a Christie che lo aggiudicò in asta a Yasuo Goto, titolare della Yasuda Fire and Marine Insurance Company of Japan, che lo espone al Yasuda Memorial Museum of Modern Art di Tokyo, per la cifra record di 24,75 milioni di sterline. Una delle teorie attribuisce il dipinto a Gauguin, che era un grande amico di Schuffenecker. Va ricordato che esistono cinque quadri di girasoli (in realta' sono undici ma quelli indicati di seguito rappresentano i piu' importanti) universalmente attribuiti a Van Gogh: esattamente tre raffiguranti 14 girasoli e due raffiguranti 12 girasoli che si trovano nei musei di Amsterdam, Londra, Tokio, Filadelfia e Monaco di Baviera. Le diverse teorie sulla provenienza delle varie versioni dei "Girasoli" sono state vivacemente dibattute al Simposio su Van Gogh tenuto presso la National Gallery di Londra, dove gli esperti non sono riusciti a raggiungere un accordo. Louis van Tilborgh, capo curatore presso il Museo di Van Gogh, ha ammesso che dopo aver sentito cinque o sei diverse teorie: "Abbiamo bisogno di prendere tempo e studiare più da vicino i vari argomenti". Vedi i falsi Van Gogh di Schudffenecker, secondo Antonio De Robertis |
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Icilio Federico Joni: italiano (1866-1946) Conosciuto come il principe di falsari senesi. Molto del suo successo era dovuta al fatto che ha imitato soprattutto le opere di pittori minori come Sano di Pietro, ingannando anche i critici esperti. È opinione diffusa che sia responsabile di una Madonna con bambino e angeli presumibilmente di Sano di Pietro nella raccolta del Cleveland Museum of Art (esposte nel 1948), un trittico nella galleria Courtauld Institute e una Madonna & bambino, Santa Maria Maddalena e San Sebastiano in stile di Neroccio di Bartolomeo Landi nella collezione Lehman del Metropolitan Museum of Art di New York. Vedi approfondimento |
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Han van Meegeren: olandese (1889-1947) - Vedi approfondimento.
Han van Meegeren, è stato accusato di aver venduto un tesoro nazionale olandese sotto forma di un Vermeer (che più tardi si rivelò essere un falso) al gerarca tedesco Hermann Goering. Van Meegeren si difese in tribunale dimostrando che non aveva rubato e venduto un Vermeer, ma che lui stesso aveva dipinto un falso per poi cederlo a Goering. Il giudice non gli credette, ma gli concesse di dipingere ex novo un falso Vermeer per dimostrare la sua abilità, prova che gli riuscì. Fu assolto dall'accusa di furto e tradimento, ma condannato ad un anno per falso. Si è scoperto che ha falsificato brillantemente anche dipinti di altri maestri famosi, tra cui: Frans Hals, Pieter de Hooch e Gerard Peter Borch. Vedi un Vermeer falsificato da van Meegeren |
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Otto Wacker: tedesco (1898-1976) Noto gallerista e cabarettista tedesco, di Berlino. Falsificò almeno 33 tele di Vincent van Gogh che presumibilmente sono state realizzate 35 anni prima del loro ritrovamento. Nel 1932 Wacker fu accusato di frode e, dopo un appello, è stato condannato a 19 mesi di carcere. Vedi un autoritratto di Van Gogh, opera di Otto Wacker |
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Edouardo marchese di Valfierno: argentino (c. 1900) Era un imbroglione argentino che, spacciandosi per nobile, organizzava truffe ai danni dei collezionisti d'arte. A Buenos Aires vendette opere false di maestri spagnoli, come Bartolomé Murillo. Fu la mente organizzativa del furto della Gioconda dal Louvre nel 1911 (vedi la scheda di Yves Chaudron). |
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Elmyr de Hory, Hoffmann Elemér Albert: ungherese (1906-1976) Falsario d'arte ungherese rifugiatosi ad Ibiza. Ha creato centinaia di falsi d'arte e ingannato i collezionisti con i suoi Picasso, Modigliani e Matisse, ma anche dipinti firmati van Dongen. Lo stesso van Dongen, verso la fine della sua vita aveva bisogno di soldi, così si dice abbia sottoscritto più di una volta la validità dei falsi de Hory, che vennero venduti come originali dal mercante Fernand Legros (vedi sotto). Si ritiene che, tra il 1950 e il 1960, abbia venduto oltre un migliaio di lavori contraffatti. La sua vicenda è stata raccontata nel documentario di Orson Welles, "F per falso" dove compariva anche Clifford Irving (vedi la sua scheda più avanti) che aveva scritto la sua biografia (oltre ad aver falsificato quella del miliardario americano Howard Hughes). De Hory non è mai stato condannato per il reato di falso e frode. Al processo, incredibilmente, gli esperti giudicarono i suoi falsi disegni di Matisse più belli degli autentici Matisse dell'ultimo periodo. Dopo la sua morte, i suoi dipinti sono diventati molto preziosi, al punto che sono apparsi sul mercato anche falsi di sue falsificazioni. Vedi un Modigliani falsificato da De Hory |
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Tom Patrick Keating: inglese (1917-1984) - Vedi approfondimento. Si specializzò nella falsificazione degli acquerelli di Samuel Palmer e dei pregiati dipinti ad olio degli antichi maestri fiamminghi, inglesi e francesi. Nato in una famiglia povera, non riuscendo a raggiungere la notorietà nel mondo dell'arte si sentiva emarginato. Come molti artisti prima e dopo di lui, si rivolse alla falsificazione per dimostrare il suo talento. La sua fu una reazione al mondo commerciale dell'arte e in particolare al sistema marcio delle gallerie. Come scrisse lui stesso: "Mode ed avanguardie spesso servono ai mercanti conniventi per riempire le proprie tasche ai danni sia di ingenui collezionisti che di artisti impoveriti". Tom Keating si vendicò efficacemente producendo falsi di ogni sorta: dipinti ad olio, acquerelli e disegni scorrevano fuori dal suo studio, tutti certificati come opere originali di artisti quali Gainsborough, Degas, Renoir, Van Dongen, Fragonard, Boucher, Modigliani e naturalmente Samuel Palmer. Un punto chiaro e importante era che Keating ha inserito "bombe a tempo" in tutte le sue immagini, spesso scrivendo commenti palesemente scortesi o sprezzanti col bianco di piombo sulla tela prima di iniziare la pittura, ben sapendo che se i lavori fossero stati esaminati correttamente ai raggi X, si sarebbero autodenunciati per quello che erano: falsi. Non soddisfatto, spesso ha utilizzato materiali moderni, che non esistevano al tempo della realizzazione degli originali. Nel 1970, banditori d'asta notarono che c'erano tredici acquerelli di Samuel Palmer in vendita – tutti raffiguranti lo stesso tema, la città di Shoreham. Quando un articolo pubblicato sul Times parlò della faccenda, Keating confessò che erano suoi. Probabilmente non ne vedeva l'ora. In tutto si pensa abbia falsificato oltre 2.000 dipinti di circa 100 artisti, Dopo aver confessato, nel 1976, partecipò ad un importante un programma televisivo su Channel 4 nel Regno Unito per spiegare le tecniche degli antichi maestri Vedi un Degas falsificato da Keating |
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Eric Hebborn: inglese (1934-1996) - Vedi approfondimento. E' stato scritto che: «Hebborn fu un ladro che non aveva limiti ai suoi imbrogli». Era un falsario britannico che ha defraudato il mondo dell'arte negli anni sessanta con oltre mille disegni di antichi maestri. Hebborn ha copiato lo stile di artisti come; Corot, Castiglione, Van Dyck, Poussin, Savelli Sperandio, Francesco del Cossa, Mantegna, Ghisi, Rubens, Tiepolo, Piranesi e Jan Breughel, con enorme successo, ingannando grandi case d'asta, tra cui Christie. A quanto pare anche il Foreign office era suo cliente. Hebborn morì in circostanze misteriose a Roma nel 1996. Vedi un falso Piranesi di Hebborn confrontato con l'originale |
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John Myatt (1945) e John Drewe: (1948) inglesi Artista britannico, John Myatt, ha dipinto false opere di Jean Dubuffet, Nicolas de Stael, Marc Chagall, Graham Sutherland, Ben Nicholson e Alberto Giacometti. Con la complicità di John Drewe ha sapientemente falsificato provenienze e documentazione creando un vero e proprio archivio di documentazione. I due hanno messo in atto una delle più grandi truffe di arte moderna che ha scosso il mondo dell'arte fino alle fondamenta. 60 dei falsi sono stati recuperati dalla polizia, ma altri 140 sono ancora in circolazione. Vedi un Modigliani falso di Myatt |
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Tony Tetro: americano (1950) Tony Tetro è un americano, nato nel 1950, falsario d'arte molto prolifico, le cui opere variano da Chagall a Rembrandt, da Dali a Rothko. Ingannò il mondo dell'arte con grande successo per tutti gli anni '70 ed '80. Condannato per falsificazione di arte in uno spettacol are processo a Los Angeles, fu rilasciato dal carcere nel 1994. Vedi un Caravaggio falsificato da Tetro |
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Kenneth Fetterman: americano (XX secolo) Artista della truffa che occasionalmente ha collaborato con Kenneth Walton per oggetti d'arte contraffatti, molto costosi, tramite aste on-line. |
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La famiglia Greenhalgh: inglesi (XX secolo) ![]() La Garden Shed Gang, nota sulla stampa anche come Artful Codgers. Protagonisti di uno scandalo che ha scosso dalle fondamenta il mondo dell'arte. Shaun Greenhalgh, la mente della famiglia, non ha mai frequentato una scuola d'arte e ha sempre patito il fatto di essere poco considerato, come era già capitato a Tom Keating (vedi la sua scheda). Greenhalgh, invece, conseguì un grande successo falsificando una varietà enorme di tesori d'arte: da figure egiziane e bassorilievi assiri a dipinti di Gaugin, Peploe e Lowry. I suoi genitori, George e Olive, abilmente contattavano i clienti, mentre suo fratello maggiore, George jr, gestiva i soldi, oltre 1 milione di sterline. Nelle immagini a destra: la "Principessa Amarna" statua originale conservata al Louvre (a sinistra); a destra il falso di Greenalgh, venduto al Museo di Bolton, Regno Unito per £440.000. Vedi approfondimento. |
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Mark A. Landis, americano (1955) E' un pittore americano, famoso oer le sue falsificazioni, che poi donava gratuitamente ai musei, spacciandole per originali. Il suo imbroglio è stato scoperto all'inizio del 2008. Vedi approfondimento. |
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Il mistero di Modì continua Dopo la beffa del 1984 l'affaire Modigliani sembrava ormai andato in archivio, invece nel 1991 altre tre teste sbucano fuori da una carrozzeria, il proprietario si chiama Piero Carboni il quale racconta di averle salvate dopo un bombardamento del 1943 da casa di suo zio Roberto Simoncini detto "Solicchio" (morto il 3/10/1938) che nel 1909 abitava in Via Gherardi Del Testa, la stessa via dove Modigliani - sempre nel 1909 - prese in affitto 2 stanze per scolpire. Questa storia è raccontata nel dettaglio nel sito: Modigliani '909 |
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Leon Amiel jr, Michael Zabrin e James Kennedy: americani (XXI secolo) Nel settembre del 2012, negli USA, i giudici delle Corti federali hanno condannato tre trafficanti d'arte: Leon Amiel jr, Michael Zabrin e James Kennedy – per aver venduto falsi di opere d'arte di celebri artisti come Chagall, Lichtenstein e Picasso. Si tratta di un caso di contraffazione di litografie alle quali i malfattori apponevano firme false dell'artista per poi venderle a collezionisti, con la complicità di altri mercanti d'arte, tra cui un italiano, Elio Bonfiglioli, attivo nel traffico internazionale di opere d'arte contraffatte, sgominato nel 2008 dai carabinieri con la collaborazione dell'Fbi per aver venduto falsi Mirò, Picasso, Botero, Chagall, Fontana e Manzoni. Sebbene i casi si siano conclusi tutti sfavorevolmente per gli imputati, i falsi venduti e che sono ancora in circolazione creeranno non pochi problemi nel mercato dell'arte a danno di collezionisti che acquistano opere, anche su internet, senza prestare attenzione ai certificati di autenticità e alla serietà del venditore. Un raggiro che finora è costato al mercato più di un milione di dollari con oltre 250 parti lese. La vicenda ha una lunga storia che si origina nei primi anni 70 quando uno dei maggiori editori statunitensi di libri d'arte, Leon Amiel senior ha iniziato a commercializzare stampe e litografie d'arte, alle quali apponeva di propria mano firme false e i relativi numeri di edizione prima di venderle ad art dealers che poi le rivendevano come autentiche. Anteriormente alla sua morte avvenuta nel 1988, il governo americano aveva intrapreso una serie d'indagini che nel 1992 si sono concluse con l'incriminazione della moglie e delle figlie per commercio di false stampe e litografie d'arte, ereditate dal patriarca. Gli agenti federali hanno sequestrato e distrutto circa 70mila stampe contraffatte create dalla famiglia Amiel, ma non tutti i falsi, cosicché il pronipote, Amiel jr., è rimasto in possesso di un patrimonio nascosto di falsi poi venduti su eBay e, con la complicità di Zabrin (già pluricondannato per lo stesso reato, per i falsi forniti da Bonfiglioli), sul sito web di quest'ultimo (FineArtsMasters.com). Zabrin aveva concordato di acquistare le stampe in conto vendita da Amiel jr. e quest'ultimo postando sul sito false offerte, aveva alzato i prezzi d'asta, mentre Kennedy, aveva contraffatto la firma degli artisti e i numeri delle edizioni limitate. Così Kennedy vendendo, a un ispettore postale sotto mentite spoglie, una stampa contraffatta di Chagall, fornita da Amiel jr., è stato processato e condannato, insieme a Zabrin e ad Amiel jr., per frode postale. |
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