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Questi esperti d'arte lavorano insieme in 14 paesi differenti: Stati Uniti, Regno Unito, Paesi Bassi, Francia, Germania, Italia, Spagna, Australia, Panama, Cile, Cuba, Venezuela, Porto Rico e Giappone.
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La cappella Ovetari si trova nella chiesa degli Eremitani a Padova.

Ospita un ciclo di affreschi di Andrea Mantegna e altri, dipinti tra il 1448 e il 1457. Capolavoro del Rinascimento padovano, durante la seconda guerra mondiale subì il bombardamento dell'11 marzo 1944, che distrusse completamente gli affreschi (si salvarono solo due scene staccate in precedenza e pochi frammenti).

Oggi è possibile farsene un'idea mediante foto d'epoca colorizzate e tramite alcuni frammenti sparsi che sono stati ricomposti in occasione di un attento restauro concluso nel 2006:

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Andrea Mantegna ed altri: martirio di San Giacomo, cappella degli Ovetari.

 

 

 

Il Martirio e trasporto del corpo decapitato di san Cristoforo è un affresco staccato del Mantegna (base 664 cm) nella cappella Ovetari, databile intorno al 1454-1457. A partire da questo lavoro le architetture dipinte da Mantegna acquistarono un tratto illusionistico che fu una delle caratteristiche base di tutta la sua produzione.

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Colore nella pittura rinascimentale:
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Il soffitto della "Camera degli sposi" particolare dell'oculo.

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La Camera Picta (comunemente conosciuta come Camera degli Sposi) si trova nella torre nord est del Castello di San Giorgio. La volta dorata, sostenuta da putti dipinti, è un omaggio agli imperatori romani e si slancia verso il cielo attraverso l'oculo, l'apertura illusionistica del soffitto realizzata con un'eccezionale applicazione della prospettiva. Da una balconata si affacciano dei putti (alcuni giocano, uno di loro mostra un flauto, un altro una mela,...), delle fanciulle (una di loro si pettina, un'altra ha un nastro tra i capelli, una terza è acconciata) e delle figure misteriose (un personaggio di colore e una dama pettinata come la marchesa Barbara).

Secondo alcune interpretazioni Mantegna si sarebbe ispirato a un testo di Luciano di Samosata dedicato alla sala ideale; secondo altre teorie le presenze femminili dell'oculo sarebbero un'esaltazione del prestigio dinastico mentre una terza ipotesi sottolinea il legame con gli studi di Leon Battista Alberti sulla casa romana antica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Madonna della Vittoria (1495-1496)
tela 2.80x1.66 m- Parigi, Louvre

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6Il Regno di Como è un dipinto tempera e olio su tela (152x238 cm) di Lorenzo Costa il Vecchio, databile al 1511 e conservato nel Museo del Louvre a Parigi. Fu originariamente dipinta per lo studiolo di Isabella d'Este nel Castello di San Giorgio a Mantova.

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Assunzione della Vergine (1526-1528), cupola del Duomo di Parma, dipinto del Correggio, allievo del Mantegna.,

 

 



 

 

 



 

 



 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Andrea Mantegna

 

a cura dell' Art Experts Inc.

 

 

Andrea Mantegna: Carlo de Medici

Ritratto di Carlo de' Medici, 1466-7, tempera su tavola, 40,5×29,5 cm - Galleria degli Uffizi, Firenze

 

Andrea Mantegna è stato uno dei grandi artisti del Rinascimento italiano, fu uomo di grande cultura con i suoi studi di archeologia romana e sulla prospettiva.

Sposò la figlia di Jacopo Bellini, riconosciuto come l'iniziatore del Rinascimento a Venezia.
Come altri artisti del suo tempo, sperimentò la prospettiva che giudicò risultasse migliore abbassando l'orizzonte, al fine di creare un senso di maggiore monumentalità.
I suoi paesaggi un po' metallici e le sue figure un po' pietrose danno prova di un approccio fondamentalmente scultoreo alla pittura.
Fu il titolare della principale bottega dove si iniziarono a realizzare stampe, in Italia, prima del 1500.

 

L'agonia ai Getsemani, 1455, Olio su tela, National Gallery, Londra.

 



 

 

Mantegna nacque a Isola di Carturo, vicino a Padova, nella Repubblica di Venezia, secondo figlio di un falegname, Biagio. All'età di undici anni divenne apprendista da Francesco Squarcione, pittore padovano. Squarcione, la cui vocazione originaria era la sartoria, infatti sembra avesse un notevole entusiasmo per l'arte antica e una propensione per la recitazione. Come il suo famoso compatriota Francesco Petrarca, Squarcione era un fanatico studioso di Roma antica: viaggiò in Italia e forse anche in Grecia, raccogliendo antiche statue, rilievi, vasi, ecc., formando una collezione di tali opere, realizzandone disegni e aprendo la sua bottega a chi era interessato a questi studi.


Non meno di 137 tra pittori e studenti sono passati attraverso la sua scuola, fondata verso il 1440, che ben presto divenne famosa in tutta Italia. Mantegna fu l'allievo prediletto di Squarcione, che gli insegnò il latino e lo istruì a studiare i frammenti di sculture romane. Anche lui prediligeva la prospettiva forzata.

Ma Andrea all'età di 17 anni si separò da Squarcione.
Più tardi affermò che il maestro aveva profittato del suo lavoro senza pagarne i diritti.


Padova era un polo di attrazione per gli artisti provenienti non solo dal Veneto, ma anche dalla Toscana: come Paolo Uccello, Filippo Lippi e Donatello. Così all'inizio della sua carriera Andrea venne influenzato proprio dalle impressioni suscitate dalle opere dei fiorentini.

 

Andrea Mantegna
Dettaglio di un affresco

 

Il suo primo lavoro, oggi perduto, è stata una pala d'altare per la Chiesa di Santa Sofia nel 1448. Lo stesso anno Mantegna fu chiamato, insieme a Nicolò Pizolo, a lavorare con un folto gruppo di pittori cui era stata affidata la decorazione della cappella Ovetari, nell'abside della Chiesa degli Eremitani.

Dopo una serie di contrattempi, Mantegna completò la maggior parte del lavoro da solo. Quest'opera purtroppo è andata quasi completamente perduta per i bombardamenti alleati del 1944 su Padova.


Il lavoro più drammatico in questo ciclo di affreschi fu quello impostato con una prospettiva vista dal basso: San Giacomo condotto alla sua esecuzione.

Lo schizzo di questo affresco è arrivato fino a noi ed è il più antico disegno preliminare conosciuto, che esista ancora, da confrontare con l'affresco corrispondente. Nonostante l'aspetto autentico del monumento raffigurato, non si tratta di una copia di una struttura romana conosciuta.

 

San Giacomo Andrea Mantegna

Lo schizzo del martirio di San Giacomo custodito al British Museum di Londra

 




Mantegna, inoltre, adottò la tecnica dei panneggi bagnati dei Romani, che derivavano le loro forme dalla tradizione greca, ideata da Fidia nel V secolo a.C., per l'abbigliamento dei soggetti, anche se la tensione delle figure e le interazioni sono derivati da Donatello.


Lo schizzo inoltre prova che, durante il Rinascimento, vennero utilizzate figure nude nella concezione delle opere. Nel disegno preliminare, la prospettiva è tuttavia meno sviluppata e più vicina ad un punto di vista medio.
Il punto di vista basso, che crea un contesto efficacemente grande e prominente, è stato usato anche nella Santissima Trinità con la Vergine, San Giovanni e due donatori.
Ansuino da Forlì, che collaborò con Mantegna nella cappella Ovetari, ha portato il suo stile nella scuola della sua città.

 

Progredendo nei suoi studi, Mantegna finì sotto l'influenza di Jacopo Bellini, padre dei celebri pittori Giovanni, Gentile e di una figlia Nicolosia, che nel 1453 sposò proprio Andrea.

Tra i primi affreschi di Mantegna ci furono i due santi sopra il portico d'ingresso della Chiesa di Sant'Antonio da Padova, 1452, una pala d'altare di San Luca e altri santi per la Chiesa di S. Giustina, ora nella Pinacoteca di Brera a Milano (1453).
È probabile, tuttavia, che prima di questi lavori, alcuni degli alunni di Squarcione, tra cui Mantegna, avessero già iniziato la serie di affreschi nella cappella di S. Cristoforo, nella Chiesa di S. Agostino degli Eremitani, che ora è considerato il suo capolavoro.
Squarcione fu molto critico dei primi lavori di questa serie, che illustrano la vita di San Giacomo, affermando che le figure erano come uomini di pietra e che al loro posto sarebbe stato meglio colorare le pietre.

Andrea sembra sia stato influenzato dalle critiche del suo vecchio precettore, in quanto i soggetti successivi, a partire dalla leggenda di San Cristoforo, mostrano più carattere naturale e vivacità.


Addestrato come era stato allo studio dei marmi e alla severità dell'oggetto d'antiquariato, apertamente convinto che l'antico fosse superiore alla natura, essendo più eclettico nelle sue forme, da quel momento fu sempre più interessato alla precisione dei contorni, alla dignità dell'idea e della figura, tendendo così ad una certa austera rigidità piuttosto che alla gentile sensibilità dell'espressione.

I suoi tendaggi sono stretti e ordinatamente ripiegati, in fase di studio (si dice) usasse modelli avvolti in carta e tessuti rigidi. Le figure appaiono magre, muscolose e ossute, le azioni risaltano impetuose, di un'energia bloccata, mentre i panorami, sfumati di giallo, contraddistinguono le vette del suo stile.

Mantegna non cambiò mai il sistema che aveva adottato a Padova, i suoi colori, inizialmente neutri ed indecisi, si rafforzarono maturando.

 

C'è in tutta la sua opera più bilanciamento del colore che finezza di tono. Uno dei suoi grandi obiettivi era l'illusione ottica, ottenuta grazie ad una padronanza della prospettiva che, anche se non sempre impeccabilmente corretta, né assolutamente superiore, in linea di principio, ai punti più alti raggiunti dai suoi contemporanei, venne attentamente elaborata con un lavoro faticoso, conseguendo effetti di attualità sorprendente per quei tempi.


Andrea MantegnaDettaglio affresco 2

 

Nonostante il successo e l'ammirazione di cui godeva, Mantegna lasciò la sua nativa Padova in età precoce e non ci tornò mai più ad abitarci, si pensa proprio a causa dell'ostilità di Squarcione.

Trascorse il resto della sua vita a Verona, Mantova e Roma; non sono stati confermati i suoi soggiorni anche a Venezia e Firenze. A Verona intorno al 1459, dipinse, una grande pala d'altare per la Chiesa di San Zeno Maggiore, una Madonna con angeli, con quattro santi su ogni lato.

 

Il marchese Ludovico II Gonzaga di Mantova per qualche tempo fece pressioni affinché Mantegna entrasse al suo servizio; l'anno seguente, nel 1460, Andrea fu nominato artista di corte. In un primo tempo risiedette a Goito, ma dal dicembre 1466 in poi, si trasferì con la famiglia a Mantova. Il suo salario era di 75 lire al mese, una somma così grande, per quel periodo, da segnare vistosamente l'alta considerazione in cui era tenuta la sua arte. Infatti fu il primo pittore di fama mai domiciliato a Mantova.

 


Andrea Mantegna danza allegorica

Danza allegorica delle donne 1497

 



 

I suoi capolavori mantovani sono stati realizzati nell'appartamento del castello della città, oggi nota come Camera degli Sposi: una serie di composizioni complete in affresco, tra cui vari ritratti della famiglia Gonzaga e alcune figure di geni.

 

La decorazione della camera venne completata presumibilmente nel 1474. I dieci anni che seguirono non furono felici né per Mantegna né per Mantova: il suo carattere divenne sempre più irritabile, suo figlio Bernardino morì, così come il marchese Ludovico, sua moglie Barbara e il suo successore Federico (che aveva nominato Mantegna "Cavaliere").

Solo con l'elezione di Francesco II di Gonzaga ricominciarono le commissioni artistiche di Mantova.


Costruì una casa signorile nella zona della Chiesa di San Sebastiano ornandola con una moltitudine di quadri. La casa è ancora visibile oggi, anche se le pitture non ci sono più.
In questo periodo cominciò a raccogliere antichi busti romani (che furono donati a Lorenzo de' Medici, quando il leader fiorentino visitò Mantova nel 1483), dipinse alcuni frammenti architettonici e decorativi e finì l'intenso San Sebastiano che ora si trova al Museo del Louvre.

 


Andea Mantegna Madonna con cherubini

Madonna dei cherubini, 1485, tempera su tavola, 88×70 cm - Pinacoteca di Brera, Milano.

 

Nel 1488 Mantegna fu chiamato da Papa Innocenzo VIII a dipingere gli affreschi nella cappella del Belvedere in Vaticano. Questa serie di lavori, tra cui un celebre Battesimo di Cristo, fu distrutta da Pio VI nel 1780. Il Papa trattò Mantegna con meno liberalità di quella a cui era abituato alla corte mantovana; ma tutto sommato la loro collaborazione, che cessò nel 1500, non fu insoddisfacente per entrambe le parti. Mantegna incontrò anche il famoso ostaggio turco Jem e studiò con attenzione i monumenti antichi, ma la sua impressione generale della città fu deludente.

 

Tornato a Mantova nel 1490, abbracciò nuovamente la sua visione più amara e letteraria dell'antichità, allacciando un forte legame con la nuova marchesa, Isabella d'Este, molto colta ed intelligente.

In quella che ora era diventata la sua città completò intorno al 1492 le nove immagini a tempera dei trionfi di Cesare, che probabilmente aveva iniziato prima della sua partenza per Roma. Queste composizioni superbamente inventate e progettate sono bellissime, con lo splendore della loro materia e con l'apprendimento classico e l'entusiasmo creativo di uno dei maestri del suo tempo. Considerati la migliore opera di Mantegna, sono stati venduti nel 1628, insieme con la maggior parte dei tesori d'arte mantovani, a re Carlo I d'Inghilterra. Ora sono all'Hampton Court Palace, in parte un po' sbiaditi, ma molte delle aggiunte successive sono state rimosse in un recente restauro. Il suo laboratorio produsse poi una serie di incisioni che riproducevano i "trionfi di Cesare", fatto che spiega in gran parte la rapida fama che questi lavori ben presto guadagnarono in tutta Europa.

 


Andrea MantegnaBaccanale con un'incisione di vite (1458-1490 circa),

Incisione a bulino e puntasecca su carta, 29,9×43,7 cm - Metropolitan Museum, New York

 



 

Nonostante la salute cagionevole, Mantegna continuò ad essere attivo. Altre opere di questo periodo comprendono la Madonna delle grotte, il San Sebastiano e il famoso compianto sul Cristo morto, probabilmente dipinto per la cappella funeraria personale.


Un'altra opera di Mantegna, anni più tardi, fu la cosiddetta Madonna della Vittoria, ora nel Museo del Louvre. Fu dipinta a tempera circa nel 1495, in commemorazione della battaglia di Fornovo, il cui esito discutibile fece sì che Francesco Gonzaga fosse desideroso di mostrarla come una vittoria; la Chiesa che originariamente ospitava il dipinto venne costruita proprio su disegno del Mantegna. La Madonna vi è raffigurata con vari santi, l'Arcangelo Michele e San Maurizio che tiene il suo mantello, che si estende sopra il ginocchio di Francesco Gonzaga, in mezzo a una profusione di ricchi festoni ed altri decori. Anche se non si tratta del suo capolavoro, questo dipinto è tra le opere più belle del Mantegna da cui le qualità di bellezza e attrazione sono spesso escluse, nel perseguimento di eccellenze più attinenti al suo genio grave, rigoroso che ricerca la tensione dell'energia e la passione sofferente.

 

Dopo il 1497 Mantegna ebbe l'incarico, da Isabella d'Este, di tradurre in quadri i temi mitologici, scritti dal poeta di corte Paride Ceresara, per il suo appartamento privato (studiolo) nel Palazzo Ducale. Questi dipinti furono dispersi negli anni seguenti: uno di loro, il regno di Como, è stato lasciato incompiuto da Mantegna e completato da Lorenzo Costa, suo successore come pittore di corte a Mantova.

 

Dopo la morte di sua moglie, Mantegna divenne, in età avanzata, il padre di un figlio naturale, Giovanni Andrea; all'ultimo, anche se continuò a lanciarsi in varie spese e progetti, ebbe gravi tribolazioni, come la messa al bando da Mantova di suo figlio Francesco, che aveva suscitato l'ira del Marchese. Iil vecchio maestro e collezionista erudito dovette anche far fronte alla dura necessità di separarsi da un amato busto antico di Faustina.

 


Andrea Mantegna compianto sul Cristo mortoCompianto sul Cristo morto (1475-1478 ca.), tempera su tela, 68×81 cm - Pinacoteca di Brera, Milano.

 

Molto presto, dopo questa transazione, morì a Mantova, il 13 settembre 1506. Nel 1516 un bel monumento venne realizzato in suo ricordo dai suoi figli nella Chiesa di Sant'Andrea, dove egli aveva dipinto la pala d'altare della cappella mortuaria. La cupola venne decorata da Correggio.

 


Andrea Mantegna: la sacra famiglia

Sacra Famiglia con sant'Anna e san Giovannino (1495-1505),

tempera su tela, 75,5x61,5 - Gemäldegalerie, Berlino.

 



 

Mantegna fu non meno eminente come incisore, anche se la sua storia in questo senso è un po' oscura, in parte perché non ha mai firmato o datato uno qualsiasi dei suoi lavori, ma pure per una disputa del 1472.

Il racconto che è giunto fino a noi dal Vasari (come al solito desideroso di affermare che tutto provenisse da Firenze) dice che il Mantegna cominciò questa attività a Roma, indotto dalle incisioni prodotte dal fiorentino Baccio Baldini, che basava i suoi lavori su Sandro Botticelli. Questo ora è considerato improbabile in quanto daterebbe tutte le numerose ed elaborate incisioni fatte da Mantegna negli ultimi sedici o diciassette anni della sua vita, un tempo esiguo; inoltre le sue prime incisioni indicano una fase precedente del suo stile artistico.

Quindi cominciò ad incidere già a Padova, sotto l'insegnamento di un orafo insigne, Niccolò.

Nella sua bottega vennero incise circa trenta piastre, secondo il computo usuale; grandi, ricche di figure e profondamente studiate. Ora si pensa che il maestro ne abbia inciso personalmente solo sette, o per qualche altra fonte nemmeno una.

Un altro artista del suo laboratorio, autore di parecchie piastre, è solitamente identificato in Andrea Zoan.

 

Tra i principali esempi di queste opere abbiamo: la battaglia dei mostri marini, la Vergine col bambino, un Baccanale, Ercole e Anteo, divinità Marine, Giuditta con la testa di Oloferne, la deposizione dalla Croce, la deposizione, la Resurrezione, l'uomo dei dolori, la Vergine in una grotta e diverse scene dal trionfo di Giulio Cesare tratte dai suoi dipinti.

Molte delle sue incisioni si pensa siano state eseguite su metalli meno rigidi del rame.
La sua tecnica e quella dei suoi seguaci è caratterizzata dalle forme fortemente marcate del design e dalle campiture oblique delle ombre. Le stampe di solito si trovano in due tipi di edizioni. Nel primo le stampe sono state eseguite con il rullo, o anche pressate a mano, e sono deboli in tinta; nel secondo è stata utilizzata la stampa e l'inchiostratura risulta più forte.
Ora si ritiene che né Mantegna o il suo laboratorio abbiamo mai prodotto le cosiddette carte Tarocchi di Mantegna.

 

 

Andrea Mantegna: la corte di MantovaLa corte di Mantova (1471-74) - Mantova, Palazzo Ducale (Camera degli Sposi).

 

Giorgio Vasari esalta Mantegna, pur sottolineando il suo carattere litigioso.
Si era affezionato a dei suoi colleghi-allievi a Padova e con due di loro, Dario da Trevigi e Marco Zoppo, mantenne una salda amicizia. Mantegna ebbe uno stile di vita molto dispendioso, a volte ebbe delle difficoltà e fu costretto a sollecitare la generosità del Marchese.

 

Con il suo solido gusto antico, Mantegna distanziò tutta la concorrenza contemporanea. Anche se sostanzialmente legata al XV secolo, la sua influenza sullo stile e le tendenze della sua epoca fu molto marcata sull'arte italiana in generale.

Anche Giovanni Bellini, all'inizio della sua carriera, seguì la guida di suo cognato Andrea.
Albrecht Dürer fu influenzato dal suo stile durante i suoi due viaggi in Italia.
Leonardo da Vinci prese da Mantegna l'uso delle decorazioni con festoni e frutta.

 


Andrea Mantegna  adorazione dei pastoriL'adorazione dei pastori, tempera su tavola trasferita su tela, 40×55,6 cm - Metropolitan Museum, New York

 

L'eredità principale di Mantegna è considerata l'introduzione dell'illusionismo spaziale sia negli affreschi che nei dipinti sacri: la sua tradizione della decorazione del soffitto è stata seguita per quasi tre secoli. Partendo dalla cupola fittizia della Camera degli Sposi, Correggio ha portato la sua padronanza e la ricerca anche dei suoi collaboratori nelle costruzioni della prospettiva, producendo alla fine un capolavoro come la cupola del Duomo di Parma.

 



 

Opere principali

• San Girolamo nel deserto (ca. 1448-1451) - Tempera su tavola, 48 x 36 cm, Museo d'arte di São Paulo, São Paulo, Brasile
• L'adorazione dei pastori (c. 1451-1453) - Tempera su tela trasferito da tavola, 40 x 55,6 cm, Metropolitan Museum of Art, New York
• Crocifissione (1457-1459) - legno, 67 x 93 cm, Louvre, Parigi
• Cristo come il Redentore della sofferenza (1495-1500) - Tempera su tavola, 78 x 48 cm, Statens Museum for Kunst, Copenaghen
• Agonia nel giardino (c. 1459) - Tempera su tavola, 63 x 80 cm, National Gallery, Londra
• Ritratto del cardinale Lodovico Trevisano, (c. 1459-1469) - Tempera su tavola, 44 x 33 cm, Staatliche Museen, Berlino
• Pala di San Luca (1453) - pannello, 177 x 230 cm, Pinacoteca di Brera, Milano
• Morte della Vergine (c. 1461) - Panel, 54 x 42 cm, Museo del Prado, Madrid
• Ritratto di un uomo (c. 1460) - legno, National Gallery of Art, Washington
• Presentazione al tempio (c. 1460-1466) - Tempera su tavola, 67 x 86 cm, Staatliche Museen, Berlino
• Madonna con bambino addormentato (c.1465-1470) - olio su tela, 43 x 32 cm, Staatliche Museen, Berlino
• S. Giorgio (c. 1460) - Tempera su tavola, 66 x 32 cm, Gallerie dell'Accademia, Venezia
• Pala di San Zeno (1457-1460) - pannello, 480 x 450 cm, San Zeno, Verona
• San Sebastiano (c. 1457-1459) - legno, 68 x 30 cm, Kunsthistorisches Museum, Vienna
• San Sebastiano - pannello, 255 x 140 cm, Louvre, Parigi
• Ritratto di Carlo de' Medici (c. 1467) - Tempera su tavola, 40,6 x 29.5 cm, Galleria degli Uffizi, Firenze
• Madonna dei Cherubini (c. 1485) - pannello, 88 x 70 cm, Pinacoteca di Brera, Milano
• Trionfo di Cesare (c. 1486) - Hampton Court Palace, Inghilterra
• Il compianto sul Cristo morto (c. 1490) - Tempera su tela, 68 x 81 cm, Pinacoteca di Brera, Milano
• Madonna delle grotte (1489-1490)) - Galleria degli Uffizi, Firenze
• S.Sebastiano (1490) - Ca' oro, Venezia
• Madonna della Vittoria (1495) - olio su tela, 285 x 168 cm, Louvre, Parigi
• Sacra famiglia (c. 1495-1500) - Tempera su tela, 75.5 x 61,5 cm, la galleria di Dresda, Dresda
• Giuditta e Oloferne (1495) - tempera all'uovo su legno, National Gallery of Art, Washington
• Minerva caccia i vizi dal giardino della virtù (c. 1502)-olio su tela, 160 x 192 cm, Louvre, Parigi
• Parnassus (Marte e Venere) (1497) - su tela, 160 x 192 cm, Louvre, Parigi

 

Andrea Mantegna: Sansone e Dalila

Sansone e Dalila, tempera a colla su tela di lino, 47×37 cm - National Gallery, Londra